Il Consorzio di tutela “Valtènesi”

Vorrei partire facendo una premessa sul ruolo che rivestono in generale i Consorzi di tutela, dal punto di vista giuridico e non.

Gli attori della filiera vitivinicola (viticoltori – vinificatori e imbottigliatori) non sono in grado di rappresentare e soddisfare al meglio gli interessi del settore, o meglio, se considerati individualmente, non hanno la capacità di tutelare efficacemente le denominazioni d’origine e le indicazioni geografiche dei vini. I soggetti ideali per questo compito sono i Consorzi di tutela del vino che, in quanto Organizzazioni interprofessionali, hanno la responsabilità della valorizzazione del prodotto e della tutela delle Denominazioni. I Consorzi di tutela delle DOP, delle IGP e delle attestazioni di specialità, sono costituiti ai sensi dell’art. 2602 del codice civile.

“Con il contratto di consorzio più imprenditori istituiscono un’organizzazione comune per la disciplina o per lo sviluppo di determinate fasi delle rispettive imprese”.

I consorzi di tutela hanno la facoltà di vigilanza a tutela delle denominazioni, in collaborazione con l’Ispettorato Centrale repressione frodi (ICQRF). La vigilanza consiste nella verifica che le produzioni tutelate rispondano ai requisiti previsti dai disciplinari di produzione.

Ancor prima dei regolamenti comunitari che istituivano organismi per la tutela delle denominazioni, in Italia sono stati i Consorzi ad avere premura nel difendere e tutelare le denominazioni d’origine, a difenderne la qualità, nell’interesse sia dei produttori sia dei consumatori. Di qui il ruolo insostituibile dei Consorzi di tutela nel nostro Paese per valorizzare la produzione tipica e di qualità e permettere ai produttori di creare una sinergia comune che li renda competitivi nell’ambito del mercato globale.

Veniamo ora ad un esempio di organizzazione che da qualche anno si sta impegnando per la valorizzazione territoriale, per lo sviluppo e promozione del settore enoturistico. Sto parlando del Consorzio Garda Classico, fondato nel 1998, ma che dal 2012 è stato rinominato come Consorzio Valtènesi.

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Aldilà dell’impegno per valorizzare e proteggere i vini della DOC “Riviera del Garda Classico”, il consorzio Valtènesi dal 2019 lotta per diffondere la cosiddetta “cultura del vino rosa italiano“, un’ importante ideologia che ha portato nel 26 marzo 2019 alla costituzione dell’istituto del vino rosa italiano.

Istituto nato dalla collaborazione di sei consorzi di tutela di grandi rosati doc italiani. Quali? Chiaretto di Bardolino; Cerasuolo d’Abruzzo; Castel del Monte; Salice Salento; Cirò e Melissa e ovviamente il Consorzio Valtènesi.

Il vino rosa della Valtènesi trova la sua origine nel lontano 1896, quando Pompeo Molmenti decise di sperimentare la tecnica di vinificazione in rosato del Groppello, dando vita al “vino di una notte“, oggi conosciuto come il Chiaretto Valtènesi.

Perché “vino di una notte”? Prese questo nome in quanto per ottenere quel caratteristico rosa tenue, le uve venivano pigiate delicatamente e lasciate riposare assieme alle bucce per qualche ora.

Lasciandoci alle spalle qualche accenno di storia, inoltriamoci nel disciplinare di produzione a cui fare riferimento.

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Da ultima modifica del 2016, la Denominazione di Origine Controllata “Valtènesi” è stata cancellata divenendo una sottozona riservata ai vini della Denominazione di Origine Controllata “Riviera del Garda Classico“.

I vini con la specifica della sottozona “Valtènesi” devono essere ottenuti da un minimo del 30% dalla varietà Groppello e fino ad un massimo del 70% dalle varietà Marzemino, Barbera e Sangiovese. Non possono concorrere complessivamente per più del 10% le varietà: Cabernet sauvignon – Cabernet franc – Carmenere e Merlot.

Dal punto di vista dell’ etichettature e presentazione, il nome “Valtènesi” deve sempre precedere la denominazione “Riviera del Garda Classico” e figurare in caratteri superiori per almeno il doppio di quelli usati per la denominazione suddetta.

Per quando riguarda l’immissione al consumo, per la tipologia “Valtènesi” rosso è ammessa dal 1° settembre successivo alla vendemmia. Per la tipologia “Valtènesi” Chiaretto, dal 14 febbraio successivo alla vendemmia, è ammesso lo spostamento dagli stabilimenti di confezionamento a quelli per la commercializzazione dal 1° febbraio. Per la “Riserva” è previsto un periodo di invecchiamento minimo di due anni, il quale viene fatto decorrere dal 1° novembre dell’anno di produzione delle uve.

Rivolta al sorgere del sole, la Valtènesi è notti fresche, brezze leggere e mattine soleggiate. Un clima dolce che dona ai nostri vini finezza ed eleganza.

Non rimane che farsi trasportare dalle note magiche della Valtènesi assaporando i frutti della sua storia e del suo territorio unico.

Jessica Rossetti

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